Ma anche Mario, Tina, Gabriele, Gerda, Robert, Paul, e tanti altri: siamo tutti nipoti di grandi nonne e nonni dal cui retaggio attingiamo per guardare alle nostre passioni con più lucidità e consapevolezza. La lettera qui di seguito è un esempio di questa eredità, fatta di fotografie, parole e idee. Questa lettera sono gli affettuosi consigli di Sergio Larrain a suo nipote per iniziare a fotografare e quindi osservare, affrontare il mondo in modo diverso. Parole che valgono anche per i fotografi più navigati che spesso dimenticano la natura del loro mestiere cedendo alle lusinghe di un effimero compiacimento virtuale. 
Parole di cui facciamo tesoro nell'affrontare i percorsi didattici di alfabetizzazione alla fotografia e i nostri laboratori di pratica. 
La prima cosa è avere una macchina che corrisponda al nostro gusto, quella che più ti piace, perché si tratta di provare una soddisfazione fisica con ciò che si ha tra le mani, lo strumento è la base per chi si dedica ad una professione e che sia essenziale, l’indispensabile e nulla più. Secondo, prendere un ingranditore a piacere, il più utile e semplice possibile, per il formato 35mm. Il più piccolo fabbricato dalla Leitz è il migliore, ti durerà per tutta la vita.
Il gioco inizia quando si parte all’avventura, come un veliero dispiega le vele; andare a Valparaiso o a Chiloé, vagare tutto il giorno per le strade, per posti sconosciuti, sedersi quando ci si affatica sotto un albero, comprare una banana o del pane e prendere il primo treno, guardare, disegnare anche, e tornare a guardare, uscir fuori dal conosciuto, entrare nel mai visto, lasciarsi guidare dal piacere; di lì a poco troverai cose che ti susciteranno immagini, prendile come apparizioni.
Quando sarai di ritorno a casa, sviluppa, stampa e inizia a guardare ciò che hai pescato, tutti i pesci.                     Li stampi in forma di cartoline e li attacchi al muro, poi inizia a giocare con la “L”, a cercare tagli e inquadrature, tutto questo guardare ti guiderà all’osservare. Quando sei sicuro che una foto non sia buona, cestinala! Prendi le migliori e ponile in una posizione più alta sul muro; bisogna ritrovarsi solo con le buone, salvare il mediocre fa sprofondare nella mediocrità, la psiche si fa carico di tutto ciò che non si elimina.
Fatto ciò dedicati a della ginnastica, intrattieniti con altre cose, senza più preoccuparti; inizia a guardare i lavori degli altri fotografi e a cercare qualcosa di buono in tutto ciò che ti ritrovi tra le mani: libri, riviste, prendi il meglio, se puoi ritaglia, prendi ciò che ti interessa e attaccalo al muro, affianco alla tua produzione; se non ti è possibile ritagliare, ciò che hai di buono lascialo in esposizione, lascialo lì per settimane, mesi; si tarda molto ad apprendere ad osservare, però pian piano scoprirai il segreto. Continua la tua vita tranquillamente, disegna un po’, esci a passeggiare. Non sforzarti mai a fotografare, cosi’ facendo perderai la poesia, perderai il sentimento. E’ come forzare l’amore o l’amicizia, non si può.
Quando resusciterai lo saprai, e potrai partire per un nuovo viaggio, un nuovo vagabondare: va a Porto Aguirre, scendi al Baker a cavallo fino ad Aysen. Valparaiso è sempre meravigliosa, è perdersi nella magia, perdersi vari giorni rincorrendo le strade e i pendii. Non farti prendere da ciò che è convenzionale, lasciati portare solo per il gusto di osservare, le apparizioni si faranno più chiare e le fotograferai con più attenzione, riempi il tuo carretto di pesci e torna a casa. Imparerai a mettere a fuoco, a usare il diaframma, ad inquadrare.
Apprenderai a giocare con la macchina e le sue possibilità ed aggiungerai poesia. Raccogli tutto ciò che trovi di buono, creati una collezione di cose ottime, un piccolo museo in un astuccio. Segui il tuo gusto e nulla più,     non credere a ciò che non ti appartiene, la vita sei tu e la vita è quel che si sceglie; ciò che non sia di tuo gusto, scartalo, non ti serve, tu sei il tuo unico criterio, guarda comunque agli altri, apprenderai....
Quando avrai una foto realmente buona, la ingrandisci, ne fai una stampa e la fai incorniciare, mettere                  in esposizione è dare qualcosa, come dar da mangiare, è giusto mostrare agli altri ciò che si è fatto con fatica ma con passione, non è peccare di superbia, fa bene, è sano per gli altri e per te, perché ti da credito. Con questo hai sufficienti dritte per iniziare, si tratta di vagabondare, star seduti sotto un albero, si tratta di perdersi nell’universo, si inizia a guardare diversamente. Il mondo convenzionale ti mette il paraocchi, bisogna uscirne durante il “momento della fotografia”.
Tuo, Sergio
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